Sono due giorni che piove, piove e piove! Addirittura oggi pioveva in piscina, per fortuna che stavo già in costume eh...
Per combattere tutto questo freddo umido ci conviene darci una botta di caldo sottoforma di zuppa di miso :)
Stavolta ve ne propongo una versione diversa, per onnivori, che a me piace molto perchè amo il sapore del katsuobushi (o bonito, o tonnetto secco).
La preparazione è di una semplicità imbarazzante, tant'è vero che io mi porto i pochi ingredienti necessari anche in ufficio avvolti nella pellicola e mi preparo la mia zuppa se il pomeriggio si fa troppo lungo e freddo; basta dotarsi di un bollitore elettrico per l'acqua (il modello base costa una fesseria, l'ho pagato 12 euro).
Mettete in un pentolino una tazza d'acqua con mezzo cucchiaino di brodo granulare al katsuobushi (dashi) e portate ad ebollizione. Versate il brodo in una tazza e mescolando sciogliete un cucchiaino colmo di miso. Unite qualche cm di wakame e uno spring onion tagliato a rondelle, e se lo avete anche qualche cubetto di tofu (il nigari mi arriva fra 10 giorni, poi sarà Tofu and Love!).
Ci vogliono 5 minuti e il benessere dura tutta la sera. Ragazze, lo ripeto: consumate più miso!
▼
giovedì 24 novembre 2011
martedì 22 novembre 2011
Pancakes au chocolat
Domenica mattina mi sono alzata a un'ora decente per preparare la colazione a mio marito, e ho deciso di provare una ricetta che ho letto su Yummy Magazine: pancakes al cioccolato. Dopo le prime due frittelline è scesa mia madre dal piano di sopra a vedere cosa stessi facendo: il profumo dolce e intenso del cioccolato è arrivato fino alla sua cucina! Una cosa magnifica, casa mia sembrava quella di Cherry Merry Muffin! Inizialmente avevo pensato di dimezzare le dosi, ma per fortuna non l'ho fatto. Venti piccoli pancakes sono spariti in un battibaleno. Sono stupendi! Provateli assolutamente :D
x 20 pancakes
100 gr farina
2 cucc.ni lievito
20 gr zucchero
20 gr burro
50 gr ciocccolato fondente
10 cl latte (io di soia)
10 cl panna (io sempre di soia)
1 uovo
burro o olio per ungere la padella
Per la salsa:
100 gr di cioccolato fondente
5 cl di panna
5 cl di latte
Fondete a bagnomaria il cioccolato con il burro, sbattete l'uovo intero con lo zucchero. Setacciate insieme la farina e il lievito, unite il latte, la panna, l'uovo e il cioccolato fuso col burro. Amalgamate bene il composto e fatelo riposare mezz'ora. Poi cuocete i pancakes come di consueto, su una pentola unta a fiamma bassissima.
Servite i pancakes con la crema al cioccolato (fondete il cioccolato a bagnomaria e incorporate latte e panna), ne basta pochissima perchè questi pancakes sono già saporiti.
Approvati dal marito cuoco :D
x 20 pancakes
100 gr farina
2 cucc.ni lievito
20 gr zucchero
20 gr burro
50 gr ciocccolato fondente
10 cl latte (io di soia)
10 cl panna (io sempre di soia)
1 uovo
burro o olio per ungere la padella
Per la salsa:
100 gr di cioccolato fondente
5 cl di panna
5 cl di latte
Fondete a bagnomaria il cioccolato con il burro, sbattete l'uovo intero con lo zucchero. Setacciate insieme la farina e il lievito, unite il latte, la panna, l'uovo e il cioccolato fuso col burro. Amalgamate bene il composto e fatelo riposare mezz'ora. Poi cuocete i pancakes come di consueto, su una pentola unta a fiamma bassissima.
Servite i pancakes con la crema al cioccolato (fondete il cioccolato a bagnomaria e incorporate latte e panna), ne basta pochissima perchè questi pancakes sono già saporiti.
Approvati dal marito cuoco :D
lunedì 21 novembre 2011
Inaspettato: my 7 links
Quando mi è arrivato, davvero inaspettato, l'invito di Elvira Coot :) per il my 7 links mi sono tutta ringalluzzita! Mi fa sentire molto cool scrivere questo post anche se, essendo il mio un blog neonato, non c'è stata tutta la ricerca, il piacere di guardarsi indietro e riscoprire com'eravamo e tutto il resto, per cui per me niente post amarcord. Ho iniziato appena 3 mesi fa, e da allora nessuna grande evoluzione...comunque, questo non mi ferma! Voglio anche io salire sul palco :)
1) Il post il cui successo mi ha stupita:
L'uovo marinato di Carlo Cracco, pensavo di essere l'unica a non averlo ancora provato e invece leggo che in molti si vogliono ancora cimentare!
2) Il post più popolare:
Gocce di Bloody Mary, erano troppo belle per passare inosservate! Ma non ho vinto il kitchen aid :(
3) Il post più controverso:
Nulla di così intenso e personale in questo spazio, solo accenni, almeno per ora.
4) Il post più utile:
Labne, il prezzo dell'oro e le foto penose. E diciamocelo, il philadelphia fa schifo e costa troppo, e fare il labne è la risposta!
5) Il post che non ha ricevuto l'attenzione che meritava:
Vittorio Gassman. Sicuramente non avete seguito il link...approfittate di questo promememoria!
6) Il post più bello:
Sableè al matcha. Non ho ancora creato dei post veramente belli, faccio ancora delle foto bruttine e la scrittura non è il mio forte... ma voto per questo biscotto che è davvero molto buono :P
7) Il post di cui vado più fiera:
Okara & cioccolato. Dopo aver cercato per anni alternative alle insipide polpette di okara, finalmente questa torta, la migliore torta al cioccolato che io abbia mai mangiato. Ora smaltire l'okara non è più un problema per me.
sabato 19 novembre 2011
Crema di castagne e libri, davanti al camino
Oggi solo molto relax con i miei libri e un dolce rapidissimo!
Crema di castagne:
Mescolate 2 cucchiai di crema di marroni pronta con un cucchiaino di farina di castagne, uno di kinako e un bicchiere colmo di latte di soia. Unite un cucchiaino raso di kuzu e mettete su fuoco basso finchè non avrete una crema sufficientemente densa.
Buon week end!
giovedì 17 novembre 2011
Chai latte in piedi
Voglia di dessert, nessuna voglia di prepararlo e paura dei sensi di colpa? La mia soluzione è sempre l'agar!
Questa ricettina di Clea (da "Agar agar") è piena zeppa di spezie corroboranti che scaldano l'anima e si fa da sola intanto che io guardo Grey's anatomy in streaming! :P Non mi dilungo, tutti conoscono il chai-latte, e questa è la versione al cucchiaio. Niente di nuovo sotto il sole insomma, ma: che buonooo :D
Per 6 porzioni:
3 capsule di cardamomo
3 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 presa di zenzero in polvere
2 grammi di agar
3 cucchiaini colmi di tè nero
70 gr di zucchero di canna (io 35 gr)
250 ml di latte di soia (io 300 ml)
50 ml di panna di soia
qualche cucchiaio di chantilly di soia (io non ce l'ho messa)
1 cucchiaio di cannella per decorare (io miele nero del Marocco)
Io ho messo anche una grattata di noce moscata, 3 grani di pepe nero e un cucchiaino di curcuma per ravvivare il colore, ma non ha funzionato :(
Pestate in un mortaio il cardamomo e i chiodi di garofano. Mettete tutte le spezie in un pentolino con 250 ml d'acqua e portate a ebollizione, unite il tè e lasciate riposare 5 min. Filtrate, unite l'agar, il latte e la panna e fate bollire di nuovo. A questo punto versate negli stampini e fate raffreddare. Servite i flan con poco miele nero del Marocco (o con una spolverata di cannella).
Questa ricettina di Clea (da "Agar agar") è piena zeppa di spezie corroboranti che scaldano l'anima e si fa da sola intanto che io guardo Grey's anatomy in streaming! :P Non mi dilungo, tutti conoscono il chai-latte, e questa è la versione al cucchiaio. Niente di nuovo sotto il sole insomma, ma: che buonooo :D
Per 6 porzioni:
3 capsule di cardamomo
3 chiodi di garofano
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 presa di zenzero in polvere
2 grammi di agar
3 cucchiaini colmi di tè nero
70 gr di zucchero di canna (io 35 gr)
250 ml di latte di soia (io 300 ml)
50 ml di panna di soia
qualche cucchiaio di chantilly di soia (io non ce l'ho messa)
1 cucchiaio di cannella per decorare (io miele nero del Marocco)
Io ho messo anche una grattata di noce moscata, 3 grani di pepe nero e un cucchiaino di curcuma per ravvivare il colore, ma non ha funzionato :(
Pestate in un mortaio il cardamomo e i chiodi di garofano. Mettete tutte le spezie in un pentolino con 250 ml d'acqua e portate a ebollizione, unite il tè e lasciate riposare 5 min. Filtrate, unite l'agar, il latte e la panna e fate bollire di nuovo. A questo punto versate negli stampini e fate raffreddare. Servite i flan con poco miele nero del Marocco (o con una spolverata di cannella).
mercoledì 16 novembre 2011
Patate nella cenere
Arieccomi finalmente nel mio amato blog :) Ho ripreso il full-time in ufficio questa settimana e sono ancora tutta sconvolta, ho cucinato poco, anzi pochissimo perchè non ho neppure fatto la spesa e così è stato tutto un grattare nel freezer...ne sono venuti fuori piatti molto fusion e colorati (uno su tutti: pseudopappa al pomodoro con pane alle alghe!).
Ma quello che veramente mi ha salvato la faccia con degli ospiti a cena non previsti sono state le patate (come sempre).
Erano anni che non le mangiavo così, cotte sotto la cenere come le faceva mio nonno nel camino della casa in campagna. Se anche voi le avete mangiate almeno una volta nella vita sapete che sono imperdibili. A me hanno risvegliato dei ricordi che non sapevo di avere custoditi nella memoria...il famoso effetto madeleines!
Se avete un caminetto quindi, avvolgete delle patate nella carta stagnola, mettetele sotto la cenere calda per un'oretta e godetevi il fuoco che scoppietta con gli amici (beati voi e loro, io mentre le patate cuocevano stendevo i panni mentre qualcuno lavava i piatti e qualcun'altro spazzava!) e poi conditele con solo una punta di sale.
sabato 12 novembre 2011
Cachi sott'olio
E' da più di una settimana che cerchiamo di fronteggiare una massiccia invasione di cachi, che poi non è certo la prima: pare che tutti quelli che conosciamo nel raggio di 60 km abbiano degli alberi di cachi, per cui ogni anno è la stessa storia!
Quindi oltre al sempreverde caco a fine pasto, ecco anche marmellata, gelatina, pannacotta e gelato ai cachi, tutto a base di frutti maturi, profumatissimi e arancioni.
Oggi però mi sono occupata di cachi "crudi" durissimi, perlopiù gialli e verdi.
Prepararli è molto semplice e il risultato dà grande soddisfazione:
vi serve un grosso barattolo sterilizzato che riempirete con parti uguali di aceto di vino bianco e vino bianco in cui sisteremerete i cachi lavati, asciugati e privati del picciolo. Il vaso va poi tenuto al buio per 15 giorni. A questo punto affettate sottili i cachi e metteteli in barattoli di vetro (sterilizzati) e ricopriteli di olio d'oliva buono. A me piace aggiungere anche qualche grano di sale grosso alla vaniglia. Dopo una settimana potete iniziare a consumarli come antipasto.
Buona domenica!
Quindi oltre al sempreverde caco a fine pasto, ecco anche marmellata, gelatina, pannacotta e gelato ai cachi, tutto a base di frutti maturi, profumatissimi e arancioni.
Oggi però mi sono occupata di cachi "crudi" durissimi, perlopiù gialli e verdi.
Prepararli è molto semplice e il risultato dà grande soddisfazione:
vi serve un grosso barattolo sterilizzato che riempirete con parti uguali di aceto di vino bianco e vino bianco in cui sisteremerete i cachi lavati, asciugati e privati del picciolo. Il vaso va poi tenuto al buio per 15 giorni. A questo punto affettate sottili i cachi e metteteli in barattoli di vetro (sterilizzati) e ricopriteli di olio d'oliva buono. A me piace aggiungere anche qualche grano di sale grosso alla vaniglia. Dopo una settimana potete iniziare a consumarli come antipasto.
Buona domenica!
venerdì 11 novembre 2011
Ochazuke!
D'estate è il gazpacho, d'inverno l'ochazuke: le mie cene preferite in assoluto.
Il mio primo ochazuke l'ho assaggiato a Parigi, due anni fa, in una sala da tè giapponese di cui mi sono innamorata, Chajin.
Faceva un freddo bestiale, avevamo fame e avremmo camminato ancora per ore dopo il pranzo; la gentile signora americana che gestisce il negozio ci ha consigliato una tazza di ochazuke. Dopo, l'ho eletto a mio piatto preferito e non l'ho più lasciato.
Nella versione base questa zuppa si compone solo di riso lessato o a vapore su cui si versa del tè verde bollente, ed è un ottimo modo per riutilizzare il riso lesso avanzato (anche se mia madre con il riso avanzato ci fa le frittelle dolci! Punti di vista...). Poi ovviamente la zuppa si arricchisce a seconda dei gusti (e della fame) con tonno/salmone al naturale, alghe e furikake e quant'altro. Mio marito ama riempire la sua scodella di riso con un uovo cotto nella salsa di soia a 65° (assaggiato anch'esso da Chajin), fiocchi di nori, un pizzico di wasabi in polvere e piccoli arare, i crackers di riso.
Io preferisco aggiungere al mio riso solo un pizzico di furikake all'ume e mezzo cucchiaino di purè di umeboshi, che è la mia passione! In vendita ci sono anche le bustine con i condimenti pronti, a cui aggiungere solo riso e acqua calda, e a me il risultato è piaciuto parecchio. Comunque, a voi la scelta.
Per una persona vi serve una tazza di riso lessato con poco sale, una tazza di tè verde bollente (io preferisco genmaicha), mezzo cucchiaino di purè di umeboshi e un pizzico di furikake (oppure fiocchi di alghe, salmone al naturale e crackers di riso sbriciolati).
Mettete il riso con i condimenti che avete scelto in una ciotola e versatevi sopra una tazza di tè verde bollente. Semplice :) e sorprendentemente buono, leggero, confortante.
Il mio primo ochazuke l'ho assaggiato a Parigi, due anni fa, in una sala da tè giapponese di cui mi sono innamorata, Chajin.
Faceva un freddo bestiale, avevamo fame e avremmo camminato ancora per ore dopo il pranzo; la gentile signora americana che gestisce il negozio ci ha consigliato una tazza di ochazuke. Dopo, l'ho eletto a mio piatto preferito e non l'ho più lasciato.
Nella versione base questa zuppa si compone solo di riso lessato o a vapore su cui si versa del tè verde bollente, ed è un ottimo modo per riutilizzare il riso lesso avanzato (anche se mia madre con il riso avanzato ci fa le frittelle dolci! Punti di vista...). Poi ovviamente la zuppa si arricchisce a seconda dei gusti (e della fame) con tonno/salmone al naturale, alghe e furikake e quant'altro. Mio marito ama riempire la sua scodella di riso con un uovo cotto nella salsa di soia a 65° (assaggiato anch'esso da Chajin), fiocchi di nori, un pizzico di wasabi in polvere e piccoli arare, i crackers di riso.
Io preferisco aggiungere al mio riso solo un pizzico di furikake all'ume e mezzo cucchiaino di purè di umeboshi, che è la mia passione! In vendita ci sono anche le bustine con i condimenti pronti, a cui aggiungere solo riso e acqua calda, e a me il risultato è piaciuto parecchio. Comunque, a voi la scelta.
Per una persona vi serve una tazza di riso lessato con poco sale, una tazza di tè verde bollente (io preferisco genmaicha), mezzo cucchiaino di purè di umeboshi e un pizzico di furikake (oppure fiocchi di alghe, salmone al naturale e crackers di riso sbriciolati).
Mettete il riso con i condimenti che avete scelto in una ciotola e versatevi sopra una tazza di tè verde bollente. Semplice :) e sorprendentemente buono, leggero, confortante.
giovedì 10 novembre 2011
Zuppa di miso vegan
La zuppa di miso è il mio comfort food per eccellenza, e appena le temperature scendono io non posso più farne a meno. Tutti i giorni o quasi, prima di cena, come antipasto o anche al pomeriggio al posto del tè (!) è il mio rito irrinunciabile. Grazie ad Elisa che mi ha mandato una confezione di ottimo shiro miso (miso bianco) anche oggi mi godo la mia tazza fumante :)
Il miso, ormai lo sanno tutti, è il prodotto della fermentazione della soia, a cui spesso viene aggiunto un altro cereale. Ce ne sono un sacco di varietà, e io preferisco quello bianco, che ha un sapore più delicato. Il miso è ricco di enzimi utili per il buon funzionamento dell'intestino (per questo la zuppa non deve bollire, pena la morte degli stessi enzimi), di vitamine del gruppo B e aiuta la pelle e i capelli a risplendere perchè depura il fegato (cosa aspettare a prepararvene una tazza?).
In commercio si trovano delle bustine con la zuppa liofilizzata, io ne ho assaggiate di diverse marche e hanno quasi tutte un buon sapore, ma non so se hanno gli stessi benefici/effetti magici di quello vero.
Inoltre il miso fresco è tutta n'antra cosa, oltre alla zuppa ci si possono preparare ottimi patè e svariati condimenti.
Io ho diverse ricette per questa zuppa, e oggi ho preparato quella vegan.
Ecco cosa serve:
5 cm di alga kombu
due cucchiaini colmi di miso
spring onion o piccoli porri
acqua
Mettete l'alga kombu in un pentolino con due tazze d'acqua fredda (400 ml) e cuocete a fuoco basso finchè non inizia a bollire. Spegnete il fuoco e versate il brodo di kombu (e l'alga) nella tazza in cui avrete messo il miso, e scioglietelo mescolando. Unite gli spring onion ed è fatta!
Se aggiungete pure del tofu a dadini e accompagnate con un pò di riso lesso o a vapore la cena è pronta :) purtroppo ho finito il nigari e non riesco a trovarne altro (e te pareva) per cui niente tofu per me, per ora almeno...
Ah, un'altra cosa: ho finalmente riavuto il mio pc!
Il miso, ormai lo sanno tutti, è il prodotto della fermentazione della soia, a cui spesso viene aggiunto un altro cereale. Ce ne sono un sacco di varietà, e io preferisco quello bianco, che ha un sapore più delicato. Il miso è ricco di enzimi utili per il buon funzionamento dell'intestino (per questo la zuppa non deve bollire, pena la morte degli stessi enzimi), di vitamine del gruppo B e aiuta la pelle e i capelli a risplendere perchè depura il fegato (cosa aspettare a prepararvene una tazza?).
In commercio si trovano delle bustine con la zuppa liofilizzata, io ne ho assaggiate di diverse marche e hanno quasi tutte un buon sapore, ma non so se hanno gli stessi benefici/effetti magici di quello vero.
Inoltre il miso fresco è tutta n'antra cosa, oltre alla zuppa ci si possono preparare ottimi patè e svariati condimenti.
Io ho diverse ricette per questa zuppa, e oggi ho preparato quella vegan.
Ecco cosa serve:
5 cm di alga kombu
due cucchiaini colmi di miso
spring onion o piccoli porri
acqua
Mettete l'alga kombu in un pentolino con due tazze d'acqua fredda (400 ml) e cuocete a fuoco basso finchè non inizia a bollire. Spegnete il fuoco e versate il brodo di kombu (e l'alga) nella tazza in cui avrete messo il miso, e scioglietelo mescolando. Unite gli spring onion ed è fatta!
Se aggiungete pure del tofu a dadini e accompagnate con un pò di riso lesso o a vapore la cena è pronta :) purtroppo ho finito il nigari e non riesco a trovarne altro (e te pareva) per cui niente tofu per me, per ora almeno...
Ah, un'altra cosa: ho finalmente riavuto il mio pc!
lunedì 7 novembre 2011
giovedì 3 novembre 2011
Papassino nero di Orgosolo
Eccolo qua in tutto il suo splendore :) il colore scuro è dovuto alla presenza di sapa, il vino cotto, nell'impasto.
Grazie Francy per questo regalo tanto tanto gradito!
martedì 1 novembre 2011
I papassini, dolci sardi dei morti
Ogni anno mia madre in questo periodo, e più o meno fino a natale, si sveglia all'alba anche il fine settimana per tostare mandorle, tagliarle fini, pesare zucchero...e a fine giornata tutto il tavolo del soggiorno è coperto di teli bianchi su cui riposano i dolci con la glassa ancora fresca.
Quest'anno con lei c'ero anchio!
Abbiamo impastato circa 5 kg di papassini, che sono i dolci sardi preferiti miei e di mia sorella. Solo quelli fatti con la ricetta di Macomer (di zia Domenichina) e rigorosamente preparati in casa però: in pasticceria ho provato a comprarli tante volte, ma son asciutti, non dicono niente. E le varianti degli altri paesi della Sardegna non mi entusiasmano più di tanto (a parte il "papassino nero" di Orgosolo, ma in pratica è un dolce completamente diverso da quello che vi propongo oggi).
Il procedimento è semplice ma veramente lungo e faticoso, ma credetemi, ne vale la pena!
Cosa vi serve:
600 gr di mandorle sgusciate
600 gr di noci sgusciate
500 gr di uva passa
1 kg e mezzo di farina 00
200 gr di zucchero
2 cucchiai di polvere d'arancia (scorza d'arancia secca e tritata fine)
3 cucchiai di semi di finocchio
2 bustine di lievito per dolci
400 gr di strutto
4 uova
La sera prima iniziate a preparavi la frutta secca: se le uvette sono di buona qualità, polpose, non troppo secche appunto, basterà mescolarle in un recipiente con un cucchiaio di farina finchè non ne saranno tutte ricoperte uniformemente, altrimenti fatele rinvenire in acqua e poi scolatele e asciugatele. Sgusciate le noci e tagliate i gherigli in 4. Sgusciate le mandorle e mettetele nell'acqua bollente per un min., poi scolatele e tenetele coperte con un panno perchè non si raffreddino troppo mentre eliminate da ognuna la pellicina marrone. A questo punto asciugatele bene e tagliatele a metà nel senso della lunghezza con un coltello e mettele ben distese in una teglia e fatele tostare in forno finchè saranno appena dorate, non di più.
(Sì, lo sappiamo anche noi che vendono tutto già bello, pulito e anche affettato, ma già il prezzo vi farà cambiare idea, mia madre impasta più o meno una ventina di kg di papassini in questo mese...e poi le mandorle e le noci fresche del vicino sono impagabili! Qua in Sardegna le mandorle sono eccezionali, comprarle al supermercato sarebbe un delitto)
Il giorno dopo: miscelate la farina con la polvere d'arancia, lo zucchero e il lievito, poi aggiungete le uova leggermente sbattute. Lavorate a lungo e sciogliete tutti i grumi strofinando la farina tra le mani come fareste per lavarle.
A questo punto potete iniziare ad aggiungere lo strutto, e il gioco si fa duro perchè la pasta va lavorata molto a lungo perchè "tenga": inizialmente si sbriciolerà e avrà una consistenza sabbiosa, ci vuole pazienza e pian piano il calore delle mani scalderà lo strutto il tanto di legarsi con il resto degli ingredienti. Questa operazione per noi è durata più di mezz'ora, ed eravamo in due con metà impasto a testa, ergo non fate mai i papassini da soli!
Quando l'impasto sarà malleabile aggiungete i semi di finocchio, impastate, e poi unite un pò per volta la frutta secca. Anche qua armatevi di coraggio, la frutta scappa da ogni parte perchè è tanta rispetto alla pasta, ma se non vi arrendete riuscirete a incorporarla tutta. Appena ci sarete riusciti stendete l'impasto ad uno speddore di 2 cm e tagliatelo con un coltello a rombi. Mettete in forno a 160° e riprendete fiato su una sedia per circa 20 min, i dolci sono pronti quando sotto diventano dorati.
Fateli raffreddare su panni puliti per una notte.
All'alba del 3° giorno (ihih) preparate la "cappa" cioè la glassa, mescolando circa 1 kg e mezzo di zucchero a velo con il succo di mezzo limone e acqua q.b. per ottenere una pasta con consistenza simile allo stucco (!) che spalmerete non senza difficoltà col coltello su ogni dolce. Prima che la cappa si asciughi decorate i papassini con le codette di zucchero colorate. Fate asciugare qualche ora prima di consumarli.
Quest'anno con lei c'ero anchio!
Abbiamo impastato circa 5 kg di papassini, che sono i dolci sardi preferiti miei e di mia sorella. Solo quelli fatti con la ricetta di Macomer (di zia Domenichina) e rigorosamente preparati in casa però: in pasticceria ho provato a comprarli tante volte, ma son asciutti, non dicono niente. E le varianti degli altri paesi della Sardegna non mi entusiasmano più di tanto (a parte il "papassino nero" di Orgosolo, ma in pratica è un dolce completamente diverso da quello che vi propongo oggi).
Il procedimento è semplice ma veramente lungo e faticoso, ma credetemi, ne vale la pena!
Cosa vi serve:
600 gr di mandorle sgusciate
600 gr di noci sgusciate
500 gr di uva passa
1 kg e mezzo di farina 00
200 gr di zucchero
2 cucchiai di polvere d'arancia (scorza d'arancia secca e tritata fine)
3 cucchiai di semi di finocchio
2 bustine di lievito per dolci
400 gr di strutto
4 uova
La sera prima iniziate a preparavi la frutta secca: se le uvette sono di buona qualità, polpose, non troppo secche appunto, basterà mescolarle in un recipiente con un cucchiaio di farina finchè non ne saranno tutte ricoperte uniformemente, altrimenti fatele rinvenire in acqua e poi scolatele e asciugatele. Sgusciate le noci e tagliate i gherigli in 4. Sgusciate le mandorle e mettetele nell'acqua bollente per un min., poi scolatele e tenetele coperte con un panno perchè non si raffreddino troppo mentre eliminate da ognuna la pellicina marrone. A questo punto asciugatele bene e tagliatele a metà nel senso della lunghezza con un coltello e mettele ben distese in una teglia e fatele tostare in forno finchè saranno appena dorate, non di più.
(Sì, lo sappiamo anche noi che vendono tutto già bello, pulito e anche affettato, ma già il prezzo vi farà cambiare idea, mia madre impasta più o meno una ventina di kg di papassini in questo mese...e poi le mandorle e le noci fresche del vicino sono impagabili! Qua in Sardegna le mandorle sono eccezionali, comprarle al supermercato sarebbe un delitto)
Il giorno dopo: miscelate la farina con la polvere d'arancia, lo zucchero e il lievito, poi aggiungete le uova leggermente sbattute. Lavorate a lungo e sciogliete tutti i grumi strofinando la farina tra le mani come fareste per lavarle.
A questo punto potete iniziare ad aggiungere lo strutto, e il gioco si fa duro perchè la pasta va lavorata molto a lungo perchè "tenga": inizialmente si sbriciolerà e avrà una consistenza sabbiosa, ci vuole pazienza e pian piano il calore delle mani scalderà lo strutto il tanto di legarsi con il resto degli ingredienti. Questa operazione per noi è durata più di mezz'ora, ed eravamo in due con metà impasto a testa, ergo non fate mai i papassini da soli!
Quando l'impasto sarà malleabile aggiungete i semi di finocchio, impastate, e poi unite un pò per volta la frutta secca. Anche qua armatevi di coraggio, la frutta scappa da ogni parte perchè è tanta rispetto alla pasta, ma se non vi arrendete riuscirete a incorporarla tutta. Appena ci sarete riusciti stendete l'impasto ad uno speddore di 2 cm e tagliatelo con un coltello a rombi. Mettete in forno a 160° e riprendete fiato su una sedia per circa 20 min, i dolci sono pronti quando sotto diventano dorati.
Fateli raffreddare su panni puliti per una notte.
All'alba del 3° giorno (ihih) preparate la "cappa" cioè la glassa, mescolando circa 1 kg e mezzo di zucchero a velo con il succo di mezzo limone e acqua q.b. per ottenere una pasta con consistenza simile allo stucco (!) che spalmerete non senza difficoltà col coltello su ogni dolce. Prima che la cappa si asciughi decorate i papassini con le codette di zucchero colorate. Fate asciugare qualche ora prima di consumarli.